domenica 30 marzo 2008

Max Mosley il Nazi

Oggi una notizia di gossip ci informa che il patron della F1 Max Mosley è stato ritratto in un video di 5 ore mentre inscena dei siparietti sadomaso in un sex dungeon, una sorta di bordello specializzato in giochi erotici di quel genere (leggi).

La notizia risulta però più interessante se si nota che, uno degli uomini inglesi più in vista e più ricchi è figlio del "fondatore del British Union of fascists, una formazione politica di estrema destra che negli anni Trenta fu alleata del partito di Benito Mussolini" nonchè "amico personale di Adolf Hitler e Joseph Goebbels".
Il figlio a quanto pare è affascinato dal mondo ideale del padre che ama riprodurre nei i suoi teatrini sessuali, con sceneggiature di torture e persecuzioni di nazisti ad ebrei.
Per la serie "sembrava un così bravo ragazzo": in confronto il nostro Ciarrapico è un dilettante. Rallegriamocene.

martedì 18 marzo 2008

Surfin' China

La notizia di oggi secondo cui la Cina ha sorpassato in numero di navigatori web gli Stati Uniti (leggi), non ha un valore solo tecnologico: internet oggi vuol dire business e vuol dire libertà.
Sul primo aspetto la Cina ha già dimostrato di essere candidata per l’immediato futuro al gradino più alto del podio insieme a USA e India; sulla libertà si sono fatti grandi passi in avanti dai tempi di Mao e Deng Xiao Ping, ma ancora la strada è lunga.

Cina batte Stati Uniti per 220 milioni a 217. L’Italia si attesta intorno a quota 20 milioni.
Leggendo tra le cifre e parlando in percentuale sul numero di abitanti, l’immagine è diversa: gli USA stravincono con il 72% della popolazione navigante, la Cina si attesta sul 16% e a metà strada l’Italia con il suo 33%.
In Cina buona parte dei cittadini vive ancora in situazioni rurali e di non pieno sviluppo; malgrado questo non si può trascurare il valore in termini assoluti di questo dato: un popolo orientale sempre più numerosamente proiettato verso la conquista del mondo.
Personalmente confido che questi anni a venire saranno anni chiave anche per il senso civico dei cinesi, finora più interessati a che la stabilità statale favorisse il proprio business più che alle proprie libertà. In questo internet giocherà sicuramente un ruolo molto importante, per quanto si cerchi di imbavagliarla.

lunedì 17 marzo 2008

Mutui Subprime

Si è parlato molto della crisi dei mutui subprime che ha colpito gli U.S.A., ma probabilmente non tutti sanno davvero di cosa si tratta.
Credo sia interessante fare luce su questo argomento, aiutandoci con wikipedia:

“I subprime, o "B-Paper", "near-prime" o "second chance" sono quei prestiti che vengono concessi ad un soggetto che non può accedere ai tassi di interesse di mercato, in quanto ha avuto problemi pregressi nella sua storia di debitore. I prestiti subprime sono rischiosi sia per i creditori sia per i debitori, vista la pericolosa combinazione di alti tassi di interesse, cattiva storia creditizia e situazioni finanziarie poco chiare, associate a coloro che hanno accesso a questo tipo di credito.”

Lo scenario è abbastanza chiaro: coloro che per qualsiasi motivo hanno la fedina creditizia non troppo pulita hanno comunque bisogno di credito, così determinati istituti accettano il rischio di prestare loro soldi ma a condizioni decisamente più onerose per il debitore.La regola generale è che ad un determinato rischio deve essere associato un premio adeguato.
In questo caso il rischio è costituito da un debitore inaffidabile, molto spesso con alle spalle difficili problemi legali o personali.
Ci sono diversi strumenti che sono definibili come subprime per esempio mutui, prestiti, ma anche carte di credito.
I mutui subprime hanno una diffusione più ampia di quanto si creda (negli stati uniti si attesta sul 21%).

“Parte delle potenziali sofferenze sono state ribaltate in crediti cartolari, obbligazioni "garantite" da mutui subprime ad alto rischio di insolvenza che gli istituti di credito hanno venduto ai risparmiatori, o collocato direttamente nel portafogli dei loro fondi di investimento. “

In pratica gli istituti di credito si sono inventati un sistema geniale per evitare sobbarcarsi il rischio di questi rischiosi mutui: li convertono in obbligazioni.
Con le obbligazioni l’investitore compra una quota di debito a fronte di un pagamento periodico di interessi e, alla scadenza, del capitale.
Peccato che in effetti, né il capitale né gli interessi di queste obbligazioni, sono garantite perché si rischia facilmente l’insolvenza dei debitori subprime.Queste obbligazioni poi sono anche inserite, più o meno silenziosamente, in fondi di investimento liberamente scambiati nel mercato.

La situazione è precipitata con l’aumento dei tassi di interesse, da parte delle banche centrali, e la diminuzione del valore delle case: sempre più debitori non sono stati in grado di pagare e le banche non erano nemmeno in grado di rivalersi appieno su ipoteche spesso gonfiate.Le obbligazioni collegate a questi mutui, di conseguenza, erano carta straccia.

“Gli osservatori della crisi hanno evocato precise responsabilità. Molti hanno sottolineato le pratiche predatorie dei prestatori subprime e la mancanza di una effettiva supervisione da parte delle autorità governative. Altri hanno accusato i promotori finanziari di aver indirizzato i debitori verso prestiti che non potevano soddisfare, hanno accusato i periti di aver gonfiato artificialmente le valutazioni degli immobili, e hanno tacciato gli investitori di Wall Street di aver scommesso sui titoli che incorporavano mutui subprime senza aver verificato l'effettiva solvibilità dei prestiti sottostanti.”

Il problema dei mutui va però al di là del caso dei subprime, perché il continuo aumento dei tassi di interesse negli ultimi anni ha condotto diverse famiglie a situazioni economiche drammatiche anche in Italia. Famiglie che avevano confidato in mutui a tasso variabile, fortemente consigliate dalle banche grazie ai tassi eccezionalmente bassi e che ora si trovano a pagare rate raddoppiate rispetto a tre anni fa.

“il debito pro-capite supera i 30 000 euro l'anno e nel 2007, a fronte di 3 500 000 famiglie titolari di un mutuo, i casi di insolvenza superavano quota 500 000, con altrettante procedure avviate di pignoramento.“

venerdì 14 marzo 2008

Tibet in fiamme

La Cina ha invaso il Tibet nel 1949 con delle scuse imbarazzanti; attaccò un popolo pressoché disarmato e nessuna nazione fece molto più che qualche protesta formale, nessuna missione di pace fino ad oggi.
La Cina è una nazione non democratica: anche se negli ultimi anni la popolazione ha qualche libertà in più, il governo non esita a reprimere violentemente qualsiasi protesta.
Malgrado tutto questo è stata ammessa nel WTO (l'Organizzazione Mondiale del Commercio): gli affari sono affari.
Le prossime olimpiadi approderanno proprio nella Repubblica Popolare e ovviamente saranno un palcoscenico ideale per le proteste e non pochi sono i versanti che preoccupano il governo (un altro punto delicato è la questione Taiwan).
Per questo la linea è ancora più dura al fine di reprimere sul nascere ogni possibile focolaio.
Fino al 10 maggio è stato vietato l’accesso all’Everest , sulla cui vetta in primavera verrà portata la fiaccola olimpica, per evitare manifestazioni di gruppi a favore dell’indipendenza del Tibet, si mormora.
Oggi Lhasa, capitale tibetana, è in fiamme. La polizia reprime da giorni le manifestazioni per il 49esimo anniversario della rivolta contro il dominio cinese: lo scenario è da guerra civile ma la priorità è assicurare che l’evento olimpionico si svolga nel silenzio politico.
Le parole del Dalai Lama riassumono bene il nocciolo della situazione: “Mi appello ai dirigenti cinesi perché smettano di usare la forza e affrontino tale risentimento attraverso il dialogo con il popolo tibetano".
Ecco, forse il segreto che la millenaria società cinese deve scoprire è il dialogo.

martedì 11 marzo 2008

Pd vs PdL: terzo round

Leggi le altre puntate.


La sicurezza

Questo il punto programmatico in prima posizione per il PD che promette di approvare subito il “Pacchetto sicurezza” e il piano contro la violenza alle donne; il PDL punta a un aumento progressivo delle risorse per la sicurezza; entrambi gli schieramenti sono d’accordo su un deciso incremento delle forze dell’ordine per le strade.
Il PDL dedica largo spazio alle proposte di controllo dell’immigrazione clandestina, ma due punti ci preoccupano un po’ in quanto ci evocano un centralismo da stato di polizia che poco ci piace: “lotta al terrorismo interno ed internazionale, anche attraverso lo stretto controllo dei centri collegati alla predicazione fondamentalista” e “tutela dell’ordine pubblico dagli attacchi alla legalità dei vari disobbedienti e aumento delle pene per i reati di violenza contro le forze dell’ordine”.Il primo punto apre le porte alla possibilità di passare sopra a qualsiasi diritto per una mitologica “lotta al terrorismo”; il secondo invece le porte le chiude a manifestazioni e movimenti di piazza che potranno essere tacciate come episodi di disobbedienza.
Un’ultima proposta del PDL assicura una nuova scusa per rifilare contributi alla nostra amata chiesa cattolica nella forma di incentivi agli oratori per la conoscenza della lingua, della cultura e delle leggi italiane da parte degli immigrati (??).

Giustizia

I due schieramenti pongono all’unisono l’attenzione su l’aspetto molto importante della certezza della pena: purtroppo per raggiungere un risultato del genere è necessario scardinare tutto un sistema procedurale incentrato (consapevolmente) su un eccessivo garantismo.
Ma il PD promette anche processi civili e penali in tempi ragionevoli accorpando i tribunali, introducendo un sistema manageriale, processi telematici; secondo gli addetti ai lavori le soluzioni più efficaci sarebbero invece altre, come la riduzione dei gradi del processo (minimo 3 più l’udienza preliminare).
Con una Giustizia arrivata al tracollo organizzativo il PDL parla di razionalizzarne le spese; vuole completare la riforma dei codici e razionalizzare delle leggi esistenti, ma ci lascia la sorpresa di scoprire cosa vorrebbe fare di preciso.
L’accento si pone sull’inasprimento delle pene per i reati di particolare gravità e di allarme sociale e sulla costruzione di nuove carceri, ma niente si dice sull’enorme numero di reati finanziari o fiscali: questi ovviamente hanno un potere demagogico molto più debole dei reati portati alla spettacolarizzazione.
PD e PDL si scontrano sul tema dell’accanimento terapeutico: il primo intende prevenirlo mentre il secondo, cattolicissimo, lo esclude in ogni ipotesi.

Tutti in coro i due schieramenti gridano per una limitazione delle intercettazioni telefoniche e ambientali che tanto danno fastidio: lo scopo ovviamente è quello di limitarne l’uso e la loro diffusione in giro.
Il può agguerrito è il super-garantista Popolo delle Libertà che vorrebbe che questi strumenti siano utilizzati solo per scoprire gravi reati e non inezie come corruzioni e truffe.
Un altro bel punto programmatico del PDL dice: “riforma della normativa anche costituzionale in tema di responsabilità penale, civile e disciplinare dei magistrati, al fine di aumentare le garanzie per i cittadini”. Traduzione: occorre mettersi al riparo da un altro De Magistris che faccia indagini su qualche politico scoprendo magari qualcosa di poco pulito, tutto al fine di aumentare le garanzie per i cittadini si intende!

Ave oh Popolo delle Libertà!

Tra i candidati del Popolo delle Libertà svetta, si fa per dire, Giuseppe Ciarrapico, imprenditore romano che in una intervista rilasciata a Repubblica ha dichiarato "Il fascismo mi ha dato sofferenze e gioie. Mai rinnegato, mai confuso, mai intorpidita la mente da pensieri sconclusionati e antistorici".

Come vediamo nei partiti non mancano le facce nuove: e che facce!
A proposito delle foto di Mussolini che campeggiano in alcune redazione di giornali da lui editati, gorgheggia: "E' bellissimo, c'è ovunque".
Ma Berlusconi risolve la situazione con il suo solito carisma: "Idee sue" (?!)
Non va dimenticato che il cittadino delle libertà Ciarrapico sta scrivendo una biografia su Starace (chissà che grande opera di contenuto!) e ha pubblicato anni fa come editore l'opera omnia di Mussolini.
Insomma, grazie alla legge elettorale in vigore, votando per il PDL si contribuirà ad eleggere un bel nostalgico fascista d'annata, tanto i candidati sono scelti dalle segreterie dei partiti...

lunedì 10 marzo 2008

Pd vs PdL: secondo round


Immergendoci nella lettura e nella comparazione dei programmi elettorali delle due maggiori forze politiche candidate alle elezioni 2008, abbiamo scoperto molte cose interessanti di cui la più importante è che non è vero che questi sono uguali.
Vorrei che i media ufficiali procedessero ad un simile confronto puntuale dei programmi elettorali: si tratteggerebbero dei profili molto più precisi di quelli superficiali che ha in mente l’italiano medio e forse si capirebbe meglio chi abbiamo di fronte.

Lo stato

Il programma del Popolo delle Libertà esplicita un punto interessante nel settore della gestione della res pubblica: la digitalizzazione della pubblica amministrazione per quanto riguarda l’accesso agli uffici pubblici per via telematica e il passaggio all’archiviazione digitale.Ritengo questi elementi piuttosto importanti per una modernizzazione dello stato sia nei rapporti con il cittadino che nei costi, ma soprattutto nei confronti dell’ambiente.
La sinistra non evidenzia, purtroppo, niente del genere; ha invece altri programmi per ottenere il suo obiettivo principale: mezzo punto di PIL in meno nel primo anno; un punto nel secondo, un altro punto nel terzo.
Piuttosto impegnativo, ma ci svela la sua ricetta: analisi del mercato per ridurre i costi, assegnazioni di contratti e cariche in modo meritocratico, accorpamento di comuni piccolissimi.
Entrambi gli schieramenti sono d’accordo nella valorizzazione del patrimonio pubblico che il PDL vorrebbe, molto pragmaticamente, utilizzare per offrire ai privati maggiori e migliori opportunità di investimento anche mediante liberalizzazioni, mentre il PD rimane più sul vago nell’idee di valorizzazione e risparmio.

Il Fisco

Le maggiori differenze tra i due programmi si vedono in materia fiscale: in entrambi i casi l’obiettivo sbandierato è quello dell’appoggio allo sviluppo e questo la dice lunga sulle criticità del nostro paese.
Per quanto il Popolo delle Libertà voglia, già dal nome, evidenziare la sua vicinanza al popolo, il corpo del suo programma fiscale è tutto dedicato alle imprese e ai ceti più abbienti: detassazione di straordinari e tredicesime (che ad un datore di lavoro fanno molto comodo), allungamento del termine per il rimborso IVA, una no tax area per i giovani imprenditori, riforma degli studi di settore e una generica e oscura “eliminazione di adempimenti burocratici e fiscali superflui e costosi”.
Tutti obiettivi molto dedicati all’imprenditoria come vediamo su cui il centro sinistra rimane molto sul vago (“Imprese: favorire la capitalizzazione con sconti d’imposta”), appoggiando comunque una riforma degli studi di settore.

Berlusconi ripropone il suo pezzo forte “abolizione dell’ICI sulla prima casa senza oneri per i comuni”. Questo punto sembra solo fumo negli occhi: l’ICI sulla prima casa oggi non pesa eccessivamente sul bilancio di una famiglia media, se si è proprietari di un normale dignitoso appartamento si paga tra i 100 e i 200 euro l’anno. Certamente il discorso cambia profondamente se si possiedono ville faraoniche.
L’ex Presidente Del Consiglio torna anche a promettere l’abolizione delle tasse su successioni e donazioni e, anche qua, il vantaggio non è altro che per i beneficiari di patrimoni miliardari e non per il figlio del pensionato.

Il PD per il 2008 prospetta una detrazione IRPEF più alta per il lavoro dipendente e un abbassamento delle aliquote di un punto ogni anno per 3 anni.
Il PDL, così prolisso sugli altri punti fiscali, si sbriga con un “graduale e progressiva diminuzione della pressione fiscale sotto il 40% del PIL”, formula che risulterà piuttosto criptica per buona parte degli elettori.
E’ facile notare la differenza di impostazione politica.
Al misterioso “quoziente familiare” del PDL, il PD risponde con un credito di imposta alle donne lavoratrici e una dote fiscale di 2.500 euro per i figli.
Entrambi i concorrenti sono invece d’accordo sull’introduzione di un vero federalismo fiscale, per attuare finalmente l’art. 119 della Costituzione e cioè l’autonomia finanziaria di entrata e di spesa di comuni, province e regioni.

Olio di colza e cinesi

Chongqing è la più estesa e popolosa municipalità con status di provincia della Repubblica Popolare Cinese; conta 32 milioni di abitanti (la provincia di Roma ne ha poco più di 4 milioni) e si ritiene che qui sia nato il mitico Regno di Ba nell'undicesimo secolo AC.
Il PIL pro-capite della città ammonta a circa 826.977 euro; lo stesso parametro per quanto riguarda la città di Milano si aggira intorno ai 30.629 euro.
Questo per far comprendere la dimensione del fenomeno cinese nell'equilibrio economico mondiale e, in proporzione, quella italiano.
La Cina oggi è solo travestita da paese comunista, ma di fatto è una vera e propria nazione capitalista che viaggia ancora verso il proprio apice.
Ma ho nominato Chongqing per citare un fatto di cronaca tra le cui righe si possono facilmente leggere risvolti sociologici che non risiedono tra i meri dati statistici.
Il 10 novembre 2007, la multinazionale francese della grande distribuzione Carrefour (seconda solo a Wal-Mart), nell’ambito dei festeggiamenti per il decennale della sua prima apertura nel paese, promuoveva l’olio di colza (di cui la Cina è il maggior produttore) con uno sconto del 20%.
Una folla immensa si è accalcata ai cancelli del centro commerciale fin dalle 4 del mattino, per conquistarsi una bottiglia da 5 litri del prodotto che dall’inizio dell’anno aveva subito rincari fino al 30%.
Alle 8.40 la folla impazzita lascia sul terreno 3 morti calpestati e 30 feriti di cui 7 gravi.

giovedì 6 marzo 2008

I programmi: PD vs PDL (parte 1)

Con l’avvicinarsi delle elezioni politiche abbiamo pensato di mettere uno di fronte l’altro i programmi delle due maggiori coalizioni in lotta tra loro: il Partito Democratico e il Popolo delle Libertà, PD e PDL, due sigle fastidiosamente simili tanto che a parlarne sembra di fare uno scioglilingua.
Un confronto tra i programmi elettorali è quanto mai semplice e veloce, basta recarsi sui rispettivi siti ufficiali, www.partitodemocratico.it e www.ilpopolodellaliberta.it, e scaricare la presentazione in formato PDF.
Il volume dei due programmi è pressoché simile: una trentina di pagine in cui ogni coalizione ha espresso il meglio tra ciò che è riuscita a ideare, nella forma migliore e più accattivante.
Cominciamo allora con il dire qualcosa su questo.
La forma.
Il taglio è quello ormai classico della presentazione congressuale: colore “aziendale”, verde per il Partito Democratico con il faccione sorridente di Veltroni in alto a destra, blu per il Popolo delle Libertà con il simbolo in computer graphic e prospettiva intrigante.
Il faccione di Veltroni rimane per tutta la presentazione in alto a destra guardando l’elettore con il sorriso rassicurante e un po’ divertito di chi se la spassa; nessun sorriso invece per Berlusconi, strano questo cedimento del suo protagonismo, e il simbolo con il suo nome capeggia in alto a sinistra.
Gli slogan.
Il PD sceglie: “Adesso una Italia nuova.Si può fare.”. Propositivo e ottimista.
I PDL si butta su: “Sette missioni per il futuro del Paese messo in ginocchio dalla Sinistra”. Battagliero e drammatico, terminologia bellica, il popolo delle libertà ha delle missioni e un nemico: per vincere bisogna avere un nemico da battere, questo vale in ogni campo!
I punti.
Sfogliamo la prima pagina e leggiamo la lista dei macro-punti programmatici.
Il PDL si affida sempre ad una tattica aggressiva e sprona a lettere cubitali: “RIALZATI, ITALIA! SETTE MISSIONI PER IL FUTURO DEL PAESE”.
Eccole:
Prima missione: rilanciare lo sviluppo
Seconda missione: sostenere la famiglia
Terza missione: più sicurezza, più giustizia
Quarta missione: i servizi ai cittadini
Quinta missione: il Sud
Sesta missione: il federalismo
Settima missione: un piano straordinario di finanza pubblica

Il PD, più che impavido guerriero, è laborioso operaio e dichiara: “IL PROGETTO DEL PD PER L’ITALIA SI BASERÀ SU 10 PILASTRI”
Eccoli:
1) Sicurezza, prima di tutto;
2) Sviluppo “inclusivo”;
3) Concorrenza e merito;
4) Welfare universalistico;
5) Educazione come ascensore sociale;
6) Spendere meglio e meno;
7) Pagare meno, pagare tutti;
8) Diritto dell’economia che liberi l’energie vitali;
9) Sostenibilità e qualità ambientale;
10) Stato forte e sussidiarietà.

Già da una lettura veloce dei pilastri e delle missioni possiamo intuire su cosa vogliono porre maggiore attenzione le due forze politiche: il PDL mette in primo piano il rilancio dello sviluppo, mentre il PD costruisce il primo pilastro sulla sicurezza.
Questo elemento basta di per se a stilizzare non poco le posizioni destra-sinistra a cui si richiamano i due schieramenti e che verranno approfondite e confermate nelle pagine seguenti.

continua...