Un omone chiamato clemete, dopo varie vicissitudini, diventa Ministro della Giustizia; ma un giudice brutto e cattivo e dal nome altisonante, De Magistris, lavora su un'indagine in cui salta fuori proprio il nome di quel Clemente.
Il Ministro, forte del suo potere, ottiene il trasferimento di De Magistris con la scusa di PRESUNTE irregolarità nella conduzione delle sue inchieste, il fascicolo va in mano ad un giudice a caso e la posizione del ministro Clemente viene archiviata. Ma purtroppo tutta questa vicenda aveva danneggiato l'immagine del nostro e lo aveva costretto al ritiro dalla politica, così dopo questa notizia egli pensò bene di annunciare che avrebbe chiesto anche un congruo risarcimento.
Copione: il candidato alla poltrone di Presidente del Consiglio ne spara una grossa delle sue nello studio del primo telegiornale nazionale, davanti al suo direttore. Questi non verifica e non corregge la notizia con il risultato che gli italiani penseranno che Silvietto abbia detto la verità.
L’allegro ex ministro Calderoli ha definito la legge elettorale da lui co-firmata “una porcata”, ridacchiando come Ollio in un siparietto con Stanlio.
Grazie a lui e ai suoi compari non potremo scegliere chi andrà il parlamento ma lo sceglieranno le segreterie dei partiti. Così immaginiamo un elettore cattolico che decida di seguire le indicazioni del suo parroco e votare UDC: si troverà a favorire l’ascesa non solo del retto Pier Ferdinando Casini, ma anche di uno stuolo di persone non esattamente raccomandabili. Sintetiziamo quanto possiamo apprendere dall’articolo di Peter Gomez uscito per L’Espresso riguardo alle vicinanze ad ambienti mafiosi dei candidati alle prossime elezioni.
Salvatore Cintola (UDC) : iscritto per ben quattro volte nel giro di 15 anni sul registro degli indagati, un uomo che Giovanni Brusca - il capomafia killer del giudice Giovanni Falcone - considerava "un amico personale", ha militato in Sicilia Libera, un movimento indipendentista creato nel '93 per volere del boss Luchino Bagarella, passato alla corte di Totò Cuffaro diventando deputato regionale sull'onda di migliaia di preferenze (17.028 nel 2006).
Francesco Saverio Romano (UDC): tutt'ora indagato per concorso esterno;
Calogero Mannino (UDC): imputato davanti alla corte d'appello di Palermo;
Giusy Savarino (UDC): secondo i giudici del processo 'Alta Mafia', dalle intercettazioni e dai verbali emerge come nel 2001 lo scontro sulla sua candidatura alle regionali tra suo padre, Armado Savarino, e l'ex assessore Udc, Salvatore Lo Giudice, poi condannato a 16 anni di reclusione, sia stato risolto dalla mediazione del boss di Canicattì, Calogero Di Caro.
Pino Firrarello (PDL): condannato in primo grado per turbativa d'asta aggravata e ora sotto inchiesta per concorso esterno.
Antonio D'Alì (PDL): ex datore di lavoro del superlatitante Matteo Messina Denaro, e oggi accusato dall'ex prefetto di Trapani di aver voluto il suo trasferimento per fare un piacere a Cosa nostra (sulla vicenda è in corso un'indagine e un processo per diffamazione).
Gabriella Giammanco (PDL) : ex aspirante velina, volto giovane del Tg4, ma soprattutto nipote di Vincenzo Giammanco, definitivamente condannato come socio e prestanome di Bernardo Provenzano.
Gaspare Giudice (PDL) : assolto in primo grado dalle accuse di mafia con una sentenza in cui il tribunale sostiene di aver però "verificato con assoluta certezza" l'appoggio datogli da Cosa nostra nel 1996 e "con grandissima probabilità" anche nel 2001.
Renato Schifani (PDL) : negli anni '80 a lungo socio della Siculabrokers, una compagnia in cui figuravano anche Nino Mandalà, futuro boss di Villabate, e Benny d'Agostino, imprenditore legato per sua ammissione al celebre capo di tutti i capi, Michele Greco.
Bartolo Cipriano (PD): ex sindaco e poi consigliere del comune messinese di Terme Vigliatore, sciolto per mafia nel 2005.
Maria Grazia Laganà (PD) : vedova di Francesco Fortugno, vice-presidente della regione ucciso dai clan, sotto inchiesta per truffa ai danni dello Stato nell'ambito delle indagini sulle infiltrazioni mafiose alla Asl di Locri.
Franco Iona (PDL) : cugino primo del boss Guirino Iona, capo dell'omonima cosca crotonese ora in carcere dopo anni di latitanza, ribadisce però di essere incensurato.
Gaetano Rao (PDL) : nipote di don Peppino Pesce, vecchio boss dell'omonima e potentissima cosca di Rosarno.
Pasquale Scaramuzzino (PDL) : ex sindaco di Lamezia Terme, un comune sciolto nel 2002 dal governo per mafia in seguito a una sua battaglia, e Giuseppe 'Pino' Galati, allora leader del Ccd: un partito che l'attaccava a tutto spiano.
Sergio De Gregorio (PDL) : indagato per riciclaggio dopo che sono stati scoperti suoi assegni in mano a Rocco Cafiero detto ''o capriariello', un contrabbandiere considerato organico al clan Nuvoletta.
Mario Landolfi (PDL) : costretto a fronteggiare l'accusa di essere stato appoggiato nel 2006 da un manipolo di camorristi.
Nicola Cosentino (PDL) : uno dei suoi fratelli ha sposato la sorella del boss Peppe Russo, detto 'o padrino'.
Luigi Vallone (UDC) : nipote di un uomo politico in rapporti con Cosa nostra, a lungo pedinato dai carabinieri nella speranza di catturare Bernardo Provenzano.
Rudy Maira (UDC) : processato e assolto per concorso esterno, dopo che il tribunale aveva derubricato le accuse in voto di scambio semplice e dichiarato il reato prescritto.
Nino Dino (UDC) : indicato dal pentito Nino Giuffrè come uno dei mediatori tra Provenzano e la politica regionale.
Pier Fardinando Casini, a nome di tutti i capi partito, risponde: "non è giusto che le liste le faccia la magistratura".